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      In quella lotta intraveduta attraverso gli ingrandimenti del terrore, quei due uomini le erano parsi due giganti: uno parlava come il demonio, l'altro come il suo angelo custode. L'angelo aveva vinto il demonio e, cosa che la faceva tremare da capo a piedi, quell'angelo, quel liberatore era per l'appunto l'uomo da lei aborrito, quel sindaco ch'ella aveva così a lungo considerato l'autore di tutti i suoi mali, quel Madeleine! E la salvava, nello stesso momento in cui ella l'aveva insultato in modo sconcio! S'era ingannata, dunque? Doveva cambiare totalmente il suo animo?... Non lo sapeva, e tremava. Ascoltava smarrita e guardava sgomenta; e ad ogni frase che Madeleine diceva, sentiva fondersi e crollare in lei le spaventose tenebre dell'odio e nascerle nel cuore un non so che di tiepido e ineffabile, gioia, fiducia, amore.
      Quando Javert fu uscito, Madeleine si volse verso di lei e le disse con voce lenta, stentata, come un uomo serio che non vuol piangere:
      «V'ho ascoltata. Non sapevo nulla di quel che m'avete detto: credo che sia vero, sento che lo è. Ignoravo perfino che aveste lasciato i miei laboratorî. Perché non vi siete rivolta a me? Ma ecco: pagherò i vostri debiti e farò venire la vostra bambina, oppure andrete voi stessa a raggiungerla. Vivrete qui, o a Parigi, o dove vorrete; m'incarico della vostra bambina e di voi. Non lavorerete più, se vorrete. Vi darò tutto il denaro che v'occorrerà e, ridiventando felice, ridiventerete onesta. Anzi, ascoltatemi, vi dichiaro fin d'ora che se le cose stanno come dite voi (ed io non ne dubito) non avete mai cessato d'essere virtuosa e santa al cospetto di Dio.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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