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      E dunque? Guardate, signor sindaco: ancora una parola. Io sono stato spesso severo, nella mia vita, verso gli altri: era giusto e facevo bene. Ora, se non fossi severo verso di me, tutto quello che ho fatto, da giusto diventerebbe ingiusto. Debbo forse risparmiar me più degli altri? No. Come? Sarei stato buono soltanto a castigare gli altri, e non me? Ma sarei un miserabile! Ma quelli che dicono: quel pezzente d'un Javert! avrebbero ragione! Io non desidero, signor sindaco che mi trattiate con bontà; la vostra bontà m'ha fatto fare abbastanza cattivo sangue, quando era rivolta agli altri, e non la voglio per me. La bontà che consiste nel dar ragione alla ragazza pubblica contro il borghese, all'agente di polizia contro il sindaco, a colui che sta in basso contro colui che sta in alto, è quella ch'io chiamo la cattiva bontà. Con questa si disorganizza la società. Mio Dio! È facilissimo esser buoni, ma il difficile è esser giusti. Via! Se voi foste stato quello ch'io credevo, non sarei stato buono con voi, io, e l'avreste visto! Io debbo trattare me, signor sindaco, come tratterei chiunque altro. Quando tenevo a freno qualche malfattore, quando incrudelivo su qualche furfante, dicevo spesso a me stesso: 'E se tu vacillassi, se mai ti prendessi in colpa, bada!' Ho vacillato, mi sono preso in colpa; tanto peggio! Suvvia: licenziato, cassato dai ruoli, scacciato! Sta bene. Ho buone braccia e lavorerò la terra; per me fa lo stesso. Signor sindaco, il bene del servizio vuole un esempio.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





Javert Dio