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      » Questo ideale era incarnato in suor Simplicia. Nessuno avrebbe potuto dire l'età di lei; non era mai stata giovane e pareva non dovesse mai diventar vecchia. Era una persona (non osiamo dire una donna) calma e austera, di buona compagnia, fredda, e che non aveva mai mentito. Era tanto dolce, da sembrar fragile, ma più solida del granito, del resto. Toccava i disgraziati con le dita graziose, fini e pure, e v'era, per dir così, del silenzio nel suo parlare limitato al necessario e con un suono di voce ad un tempo edificante in un confessionale e incantevole in un salotto. Quella delicatezza s'adattava al vestito di saia, perché trovava in quel rude contatto un continuo richiamo del cielo e di Dio. Insistiamo sopra un particolare: non aver mai mentito, non aver mai detto, per un interesse qualunque e nemmeno indifferentemente, una cosa che non fosse la verità, la santa verità, era il contrassegno distintivo di suor Simplicia, l'accento della sua virtù. Ell'era quasi celebre nella congregazione, per questa veracità imperturbabile, tanto che l'abate Sicard parla di suor Simplicia in una lettera al sordomuto Massieu. Per quanto noi siamo sinceri, leali e puri, abbiamo tutti sul nostro candore almeno la screpolatura della piccola bugia innocente; ella, no. Piccola bugia, bugia innocente, sono forse cose che esistono? Mentire è assolutamente male. Non è possibile mentire un poco; chi mente, dice tutta la menzogna. Mentire, è lo stesso volto del demonio: Satana ha due nomi, si chiama Satana e Menzogna.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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