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      Riconosceva che una di queste idee era necessariamente buona, laddove l'altra poteva diventar cattiva; che quella era il sacrificio e questa la personalitą; che una diceva: il prossimo e l'altra diceva: io; che una proveniva dalla luce e l'altra dalle tenebre. Si combattevan fra loro ed egli le vedeva battersi. A mano a mano ch'egli pensava, erano cresciute davanti all'occhio della sua mente ed ora avevano stature colossali; gli pareva di veder lottare nell'interno di se stesso, in quell'infinito di cui parlavamo poc'anzi, in mezzo alle tenebre ed ai bagliori, una dea ed una gigantessa.
      Pieno di sgomento, gli pareva che il pensiero buono vincesse. Sentiva ch'era giunto all'altro momento decisivo della sua coscienza e del suo destino; che il vescovo aveva improntato la prima fase della sua novella vita e che quel Champmathieu ne avrebbe improntata la seconda. Dopo la grande crisi, la grande prova.
      Intanto la febbre, calmata un istante, gli tornava a poco a poco. Mille pensieri s'incrociavano in lui, pur continuando a fortificarlo nella sua risoluzione.
      In un certo momento si disse ch'egli prendeva forse la cosa troppo sul serio e che, dopo tutto, quel Champmathieu non contava, e che insomma aveva rubato. Ma si rispose: «Se quest'uomo ha realmente rubato poche mele, č questione d'un mese di prigione: ci corre assai da questo alla galera a vita. E poi, chissą? Ha proprio rubato? Č provato? Il nome di Jean Valjean l'accusa e sembra possa dispensare dalle prove; non fanno cosģ, di solito, i procuratori del re?


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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