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      Il rumore che aveva sentito era lo scalpitare del cavallo sul selciato.
      «Che carrozza è?» si chiese. «Chi giunge dunque, così per tempo?»
      In quel momento fu battuto un colpettino alla porta della sua stanza. Egli tremò da capo a piedi e gridò con voce terribile: «Chi è?»
      Qualcuno rispose. «Io, signor sindaco.»
      Riconobbe la voce della vecchia portinaia.
      «Ebbene» riprese «che cosa c'è?»
      «Signor sindaco, sono quasi le cinque.»
      «E cosa m'importa?»
      «C'è il baroccino, signor sindaco.»
      «Che baroccino?»
      «Il tilbury.»
      «Che tilbury?»
      «Forse il signor sindaco non ha ordinato un tilbury?»
      «No.» disse.
      «Il cocchiere dice che viene per ordine del signor sindaco.»
      «Quale cocchiere?»
      «Il cocchiere del signor Scaufflaire
      «Scaufflaire?»
      Quel nome lo fece trasalire, come se un lampo gli fosse passato davanti al viso. «Ah, già!» riprese. «Scaufflaire
      Se in quel momento la vecchia avesse potuto vederlo, sarebbe rimasta spaventata.
      Succedette una pausa piuttosto lunga. Egli andava osservando con aria istupidita la fiamma della candela e prendeva intorno allo stoppino la cera ardente, appallottolandola fra le dita. La vecchia aspettava; tuttavia, si arrischiò ancora ad alzar la voce:
      «Che debbo rispondere, signor sindaco?»
      «Dite che sta bene e che scendo.»
      V • BASTONI NELLE RUOTEIl servizio postale fra Arras e Montreuil a mare, a quell'epoca, si faceva ancora per mezzo di carrozzelle del tempo dell'impero; erano baroccini a due ruote, tappezzati all'interno di cuoio rosso e sospesi con molle a spirale, con due soli posti, uno per il cocchiere e l'altro per il viaggiatore.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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