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      Per rendere giustizia a se stesso, riconosceva che la colpa non era sua; ma in fondo non ne era spiacente.
      Entrò la padrona dell'albergo.
      «Il signore desidera dormire? Cenare?»
      Egli chiese: «Non è qui l'ufficio postale?»
      «Lo stalliere dice che il cavallo del signore è proprio stanco!»
      A questo punto egli ruppe il silenzio.
      «Non potrà ripartire domattina, il cavallo?»
      «Oh, signore! Gli occorrono almeno due giorni di riposo.»
      Egli chiese: «Non è qui l'ufficio postale?»
      «Sì, signore.»
      E l'ostessa lo condusse all'ufficio. Egli mostrò il passaporto e s'informò se non vi fosse il mezzo di tornare quella notte a Montreuil a mare, per posta: il posto a fianco del corriere era per l'appunto libero ed egli lo fissò per sè, pagandolo. «Signore,» disse l'impiegato «non mancate d'esser qui per l'una del mattino, precisa.»
      Fatto questo, uscì dall'albergo e si mise a camminare per la città. Non conosceva Arras, le vie eran buie ed egli errava a caso; pure, pareva si ostinasse a non chiedere la via ai passanti. Attraversò il fiumicello Crinchon e si trovò in un dedalo di viuzze strette, entro le quali si smarrì. Un cittadino camminava con una lanterna e, dopo qualche esitazione, egli si decise a rivolgersi a quel borghese, non senza prima aver guardato davanti e dietro a sé, come se avesse temuto che qualcuno sentisse la domanda che stava per fare.
      «Per favore, signore,» disse, «dov'è il palazzo di giustizia?»
      «Non siete della città, signore?» rispose il borghese, un uomo piuttosto anziano. «Ebbene, seguitemi.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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