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      Vado per l'appunto da quelle parti, cioè verso il palazzo della prefettura; poiché si sta riparando il palazzo del tribunale e provvisoriamente tengono udienza alla prefettura.»
      «E le assisi,» chiese «si tengono là anch'esse?»
      «Certo, signore. Vedete? Quel che oggi è la prefettura, era il vescovado, prima della rivoluzione il signor di Conzié, vescovo nell'ottantadue, vi fece costruire un salone ed è proprio in quello che si tien giudizio.»
      Strada facendo, il borghese gli disse:
      «Se il signore vuol vedere un processo, è un po' tardi. Di solito le sedute finiscono alle sei.»
      Tuttavia, mentre arrivavano sulla piazza principale, il borghese gli mostrò quattro finestre alte, illuminate, sulla facciata d'un grande edificio scuro.
      «Parola, signore, avete fortuna: arrivate in tempo. Vedete quelle quattro finestre? È la corte d'assisi; c'è luce, dunque non è finito. Il processo sarà andato per le lunghe e ci sarà un'udienza serale. V'interessate a quel processo, forse? È una causa penale? Siete forse testimonio?»
      «Non vengo per nessun processo. Debbo soltanto parlare con un avvocato.»
      «Allora è un'altra cosa,» disse il borghese. «Guardate, signore, la porta è lì, dove c'è quella sentinella. Non avrete che da salire lo scalone.»
      Egli s'attenne alle indicazioni del borghese e, in capo a pochi minuti, si trovò in una sala dove c'era molta gente e alcuni crocchi, tra i quali avvocati in toga, bisbigliavano qua e là.
      Stringe sempre il cuore, la vista di quei gruppi d'uomini vestiti di nero, che mormorano a bassa voce fra loro sulla soglia delle aule di giustizia.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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