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      Se avesse ascoltato, avrebbe sentito una specie di mormorìo confuso, dalla sala vicina; ma non ascoltava e non sentiva. All'improvviso, senza che neppure sapesse come, si trovò vicino alla porta: afferrò convulsamente la maniglia e la porta s'aperse.
      Era nella sala delle udienze.
      IX • DOVE NASCONO LE CONVINZIONIFece un passo, richiuse macchinalmente la porta dietro di sé e rimase in piedi, osservando quel che vedeva.
      Era un locale piuttosto vasto, rischiarato a malapena, ora pieno di rumore, ora silenzioso, in cui tutto l'apparato d'un processo penale si dispiegava colla sua gravità meschina e lugubre, in mezzo alla folla.
      A un capo della sala, dov'egli si trovava, alcuni giudici dall'aria distratta e dalla toga consunta, si rosicchiavan le unghie o chiudevan le palpebre; all'altro capo, una folla cenciosa; e poi avvocati in varii atteggiamenti, soldati dal viso onesto e duro, rivestimenti di legno macchiati, un soffitto sporco, tavoli ricoperti con un panno più giallo che verde, porte annerite dalle mani; alcune lampade da osteria, a più becchi, appese ai chiodi piantati nell'intonaco del muro, mandavan più fumo che luce; sui tavoli, poche candele in candelieri di ottone; dappertutto oscurità, bruttura, tristezza. E dal complesso si sprigionava un'impressione austera ed augusta, poiché vi si sentiva quella grande cosa umana che si chiama la legge e quella grande cosa divina che si chiama giustizia.
      Nessuno, in quella folla, fece attenzione a lui. Tutti gli sguardi convergevano verso un punto unico, un banco di legno addossato ad una porticina, lungo il muro, a sinistra del presidente; su quel banco, rischiarato da parecchie candele, stava un uomo in mezzo a due gendarmi.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886