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      E qui, con un'abile antonomasia, risalendo alle sorgenti e alle cause della criminalità, il pubblico ministero tuonò contro l'immoralità della scuola romantica, allora agl'inizii, che chiamò scuola satanica, col nome appioppatole dai critici dell'Orifiamma e della Quotidiana; attribuì, non senza verosimiglianza, all'influenza di questa letteratura il delitto di Champmathieu o, per dir meglio, di Jean Valjean in persona. Cos'era Jean Valjean? Descrizione di Jean Valjean: un mostro vomitato, eccetera. Il modello di questo tipo di descrizioni è nel racconto di Teramene che non serve alla tragedia, ma rende ogni giorno grandi servigi all'eloquenza forense: gli astanti ed i giurati «fremettero». Finita la descrizione, il pubblico ministero riprese, con uno slancio oratorio fatto per eccitare al massimo, il giorno dopo, l'entusiasmo del Giornale della Prefettura: «Questo è l'uomo, eccetera, eccetera, eccetera, vagabondo, mendicante e senza mezzi d'esistenza, eccetera, eccetera, avvezzo dalla sua vita passata alle azioni colpevoli e poco corretto dal suo soggiorno in galera, come dimostra il reato commesso ai danni di Gervasino, eccetera, eccetera; questo è l'uomo che, trovato sulla pubblica via in flagrante delitto di furto, a pochi passi dal muro scalato e tenendo ancora in mano ciò che ha rubato, nega il flagrante delitto, il furto, la scalata, nega tutto, nega il suo nome, nega perfino la sua identità! Oltre cent'altre prove sulle quali non torniamo più, quattro testimoni lo riconoscono: Javert, l'integro ispettore di polizia Javert e tre dei suoi antichi compagni d'ignominia, i forzati Brevet, Chenildieu e Cochepaille.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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