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      X • IL SISTEMA DEI DINIEGHIEra giunto il momento di chiudere il dibattito. Il presidente fece alzare l'accusato e gli rivolse la domanda d'uso: «Avete qualcosa da aggiungere in vostra difesa?»
      L'uomo, in piedi, facendo girare fra le mani il suo lurido berretto, parve non intendesse.
      Il presidente ripeté la domanda. Stavolta l'uomo sentì: parve comprendere, fece il gesto d'uno che si risvegli, girò intorno lo sguardo, guardò il pubblico, i gendarmi, il suo avvocato, i giurati e la corte, appoggiò il pugno mostruoso sul parapetto del tramezzo davanti al suo banco, guardò ancora e, all'improvviso, fissando lo sguardo sull'avvocato generale, si mise a parlare. Fu come un'eruzione. Parve, dal modo in cui le parole gli sfuggivano dalle labbra, incoerenti e impetuose, aspre e alla rinfusa, ch'esse si pigiassero l'una coll'altra per uscire insieme.
      «Ho da dir questo,» disse. «Sono stato carradore a Parigi, proprio dal signor Baloup. È un brutto mestiere. Si lavora sempre all'aria aperta, nei cortili, o sotto le tettoie, se c'è un buon padrone; mai in locali chiusi, perché, capite bene, ci vuol tanto spazio. D'inverno si ha tanto freddo, che si battono le braccia in croce per scaldarsi; ma i padroni non vogliono, perché dicono che si perde tempo. È brutto maneggiare il ferro, quando c'è il ghiaccio sul lastrico: è una roba che consuma presto un uomo. Si è vecchi anche giovani, in quel mestiere e, a quarant'anni, si è un uomo finito e io ne avevo cinquantatré e stavo male. E poi, come sono cattivi gli operai!


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





Parigi Baloup