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      Non parlava più, non respirava più: semisollevata sul letto, la spalla magra che le usciva dalla camicia, e il suo viso un momento prima radioso, livido, gli occhi dilatati dal terrore, sembrava fissare qualcosa di terribile davanti a sé, all'altra estremità della stanza.
      «Mio Dio!» egli esclamò. «Che avete, Fantine
      Ella non rispose, non abbandonò collo sguardo l'oggetto che le era apparso; poi gli toccò il braccio con una mano e coll'altra gli fe' cenno di guardar dietro sé. Egli si volse e vide Javert.
      III • JAVERT CONTENTOEcco che cos'era accaduto.
      Erano suonate le dodici e mezzo, quando Madeleine era uscito dalla sala delle assisi d'Arras; rientrato all'albergo, aveva fatto appena in tempo a partire colla corriera postale, sulla quale, come si ricorderà, aveva prenotato un posto. Qualche istante prima delle sei del mattino, era giunto a Montreuil a mare e sua prima cura era stata d'imbucare alla posta la lettera per il signor Lafitte; poi era entrato nell'infermeria a veder Fantine.
      Aveva appena abbandonato la sala d'udienza della corte d'assisi, che il pubblico ministero, riavutosi dal primo stordimento, aveva preso la parola per deplorare l'atto di demenza dell'onorevole sindaco di Montreuil a mare, per dichiarare che le sue convinzioni non erano per nulla state modificate da quell'incidente bizzarro, che si sarebbe chiarito più tardi e per chiedere, intanto, la condanna di quel Champmathieu ch'era evidentemente il vero Jean Valjean. La persistenza dell'avvocato generale era in visibile contraddizione col sentimento di tutti, pubblico, corte e giuria; perciò, il difensore non aveva penato a confutare quell'arringa ed a mettere in chiaro che, in seguito alle rivelazioni del signor Madeleine, ossia del vero Jean Valjean, l'aspetto del processo era mutato da cima a fondo e la giuria aveva davanti agli occhi soltanto un innocente.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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