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      Nella piega del gomito si poteva vedere il pomo di piombo dell'enorme bastone. che scompariva dietro di lui.
      Rimase così per circa un minuto, senza che s'accorgessero della sua presenza; all'improvviso, Fantine alzò gli occhi, lo vide e fece volgere Madeleine.
      Nel momento in cui lo sguardo di Madeleine incontrò quello di Javert, questi senza muoversi, senza fare un passo, senza avvicinarsi, divenne spaventoso; poiché nessun sentimento umano riesce ad essere così spaventoso come la gioia. Fu il viso d'un demonio che ha ritrovato il suo dannato.
      La certezza di tener finalmente nelle unghie Jean Valjean, fece apparire sulla sua fisionomia tutto quello che aveva nell'anima; il fondo, rimosso, salì alla superficie. L'umiliazione d'avere per poco perduto la pista e d'essersi ingannato per qualche momento su quel Champmathieu si cancellava sotto l'orgoglio d'aver così bene indovinato fin dal principio e d'aver avuto per tanto tempo un istinto così giusto. La contentezza di Javert esplose nel suo atteggiamento sovrano; e la deformità del trionfo si diffuse su quella fronte bassa, con tutto lo sfoggio d'orrore che può dare una faccia soddisfatta.
      Javert, in quel momento, era al settimo cielo. Senza rendersene conto esatto ma pure con una confusa intuizione della propria necessità e del successo, egli, Javert, personificava la giustizia, la luce e la verità nella loro celeste funzione di schiacciare il male. Aveva dietro e intorno a sé, ad infinita profondità, l'autorità, la ragione, il giudizio, la coscienza legale, la pubblica vendetta, tutte le stelle; proteggeva l'ordine, faceva uscire la folgore dalla legge, vendicava la società, prestava man forte all'assoluto; s'ergeva in un nimbo, e nella sua vittoria v'era un senso di sfida e di battaglia.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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