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      I francesi, padroni per un momento della cappella, poi sloggiati, l'hanno incendiata: le fiamme hanno invaso quella catapecchia, divenuta fornace; la porta è bruciata, è bruciato l'impiantito di legno, ma il Cristo di legno non è bruciato. Il fuoco gli ha rosicchiato i piedi, di cui si scorgon solo i monconi anneriti, poi s'è fermato: miracolo, stando a quelli del luogo; ma il bambino Gesù, decapitato, non è stato altrettanto fortunato del Cristo.
      I muri sono coperti d'iscrizioni. Vicino ai piedi del Cristo si legge questo nome: Henquinez e poi questi altri: Conde de Rio Maior, Marques y Marquesa de Almagro (Habana). Vi son nomi francesi coi punti esclamativi, segno di collera. Nel 1849 si è nuovamente imbiancato il muro: le nazioni vi s'insultavan sopra.
      Sulla soglia di quella cappella venne raccolto un cadavere che teneva in mano una scure: era il sottotenente Legros.
      Se si esce dalla cappella e si prende a mancina, si vede un pozzo: ve ne son due, in quel cortile. Si chiede: «Perché mancano il secchio e la carrucola a questo pozzo?» «Perché non vi si attinge più acqua.» «E perché non vi si attinge più?» «Perché è pieno di scheletri.»
      L'ultimo che abbia attinto acqua a quel pozzo si chiamava Guglielmo Van Kylsom. Era un contadino che abitava a Hougomont e ne era il giardiniere; il 18 giugno 1815 la sua famiglia prese la fuga e andò a nascondersi nei boschi.
      La foresta che circonda l'abbazia di Villers diede asilo per parecchi giorni e parecchie notti a tutti quegli infelici abitanti dispersi; ancor oggi, vestigia riconoscibili, ad esempio vecchi tronchi d'albero bruciati, indicano il posto di quei poveri bivacchi, tremanti in fondo ai macchioni.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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