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      Non vi furono né dubbiosi, né timidi, e il soldato, fu eroe al pari del generale; non uno mancò al suicidio.
      Ney, smarrito, grande di tutta l'altezza della morte accettata, s'offriva a tutti i colpi, in quella tormenta. Là ebbe il quinto cavallo ucciso sotto di sé; sudato, cogli occhi fiammeggianti e la schiuma alle labbra, coll'uniforme sbottonata, una spallina tagliata in mezzo dalla sciabolata d'un horse guard e l'aquila metallica della decorazione ammaccata da una palla, sanguinante, infangato e magnifico, con in pugno una spada spezzata, diceva: Venite a vedere come muore un maresciallo di Francia sul campo di battaglia! Invano: egli non morì. Feroce e indignato, buttava in viso a Drouet d'Erlon questa domanda: E tu, non ti fai uccidere? E gridava in mezzo a tutte quelle cannonate che schiacciavano un pugno d'uomini: Non v'è dunque nulla per me? Oh, vorrei che tutte queste palle inglesi m'entrassero nel ventre! Tu eri serbato a palle francesi, disgraziato!
      XIII • LA CATASTROFELa disfatta, dietro la guardia, fu tremenda.
      L'esercito ripiegò bruscamente da tutte le parti ad un tempo, da Hougomont, dalla Haie-Sainte, da Papelotte e da Plancenoit. Il grido: Tradimento! fu seguito dal grido: Si salvi chi può! Lo sbandarsi d'un esercito è simile al disgelo: tutto s'inflette, si fende, scricchiola, galleggia, rotola, s'urta, s'affretta, precipita; è una disgregazione incredibile. Ney, fattosi prestare un cavallo, vi balza sopra e, senza cappello, senza cravatta, senza spada si mette di traverso sulla strada di Bruxelles, fermando contemporaneamente inglesi e francesi; tenta di trattenere l'esercito, lo chiama e l'insulta e sembra s'aggrappi alla disfatta.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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