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      Fu una specie di tregua. Quei combattenti avevano intorno ad essi come un formicolio di spettri, profili d'uomini a cavallo, nere sagome di cannoni, mentre attraverso le ruote e gli affusti scorgevano il cielo ormai sereno; la colossale testa da morto che gli eroi intravedono sempre, nel fumo dello sfondo della battaglia, andava avanzando su di essi e li guardava. Poterono sentire nell'ombra crepuscolare che venivan caricati i cannoni, mentre le micce accese, simili ad occhi di tigre nell'oscurità, formavano un cerchio intorno alle loro teste e tutti i cannonieri delle batterie inglesi s'avvicinavano ai cannoni; ed allora, commosso, tenendo sospeso su quegli uomini il minuto supremo, un generale inglese, Colville secondo alcuni, Maitland secondo altri, gridò loro: «Arrendetevi, valorosi francesi!» Cambronne rispose: «Merda!»
      XV • CAMBRONNEPoiché il lettore francese ci tiene ad essere rispettato, la parola forse più bella che un francese abbia mai detto non può essergli ripetuta. È vietato scaricare il sublime nella storia; ma, a nostro rischio, infrangiamo questo divieto.
      Dunque, fra tutti quei giganti vi fu un titano, Cambronne.
      Dire quella parola e poi morire: cosa v'è di più grande? Poiché voler morire è morire e non fu colpa di quell'uomo se, mitragliato, sopravvisse.
      Colui che ha vinto la battaglia di Waterloo non è Napoleone messo in rotta, non è Wellington, che alle quattro ripiega e alle cinque è disperato, non è Blücher che non ha affatto combattuto; colui che ha vinto la battaglia di Waterloo è Cambronne.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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