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      Lo spessore dei cavalieri era proporzionale alla profondità della strada incassata; verso il mezzo, nel punto in cui essa diventava piana e dov'era passata la divisione Delord, lo strato dei morti s'assottigliava.
      Il vagabondo notturno che abbiamo testé fatto intravedere al lettore, si dirigeva da quella parte, frugando quella enorme tomba. Guardava e passava come una sconcia rivista dei morti; camminava coi piedi nel sangue.
      Ad un tratto si fermò. A pochi passi davanti a lui, nella strada incassata, nel punto in cui finiva il mucchio dei morti, da sotto quell'ammasso d'uomini e di cavalli, usciva una mano aperta, illuminata dalla luna; e quella mano aveva al dito qualcosa che brillava: era un anello d'oro.
      L'uomo si chinò e rimase un momento rannicchiato; quando si risollevò, non v'era più anello a quella mano.
      Per essere preciso egli non si risollevò: rimase in un atteggiamento selvatico e sgomento, voltando la schiena al mucchio dei morti e scrutando l'orizzonte in ginocchio, con tutta la parte anteriore del corpo gravante sugli indici appoggiati a terra e colla testa che spiava di sopra l'orlo della strada incassata. Le quattro zampe dello sciacallo sono adatte a certe azioni.
      Poscia, decidendosi, si rizzò; ma, in quel momento, ebbe un sobbalzo. Sentiva che lo trattenevano per didietro.
      Un uomo onesto avrebbe avuto paura: costui si mise a ridere.
      «To'!» disse. «È soltanto un morto. Preferisco un fantasma a un gendarme.»
      Intanto la mano perdette le forze e lo lasciò andare. Lo sforzo, nella tomba, s'esaurisce presto.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





Delord