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      Così fu questa guerra, fatta dai principi che discendevano da Luigi XIV e condotta dai generali che provenivano da Napoleone: essa ebbe la triste sorte di non ricordare alle menti né la grande guerra né la grande politica.
      Alcuni fatti d'arme furono serii; la presa del Trocadero, fra le altre, fu una bella azione militare. Ma insomma, ripetiamolo, le trombe di questa guerra danno un suono fesso: l'insieme fu sospetto e la storia approva la Francia per le difficoltà opposte all'accettazione di quel falso trionfo. Apparve evidente come taluni ufficiali spagnuoli che dirigevano la resistenza avevan ceduto troppo facilmente e l'idea di corruzione si sprigionò dalla vittoria; sembrò fossero guadagnati piuttosto i generali che le battaglie e il soldato vincitore rientrò umiliato. Fu infatti una guerra avvilente, nella quale si poté leggere Banca di Francia nelle pieghe della bandiera.
      Alcuni soldati della guerra del 1808, che avevan visto crollar formidabilmente su loro Saragozza, corrugavan le sopracciglia nel 1823, di fronte alla facile apertura delle cittadelle e incominciavano a rimpiangere Palafox. Poiché è nel carattere della Francia preferire d'aver di fronte un Rostopscin piuttosto che un Ballesteros.
      Ancor più grave, e conviene insistervi, quella guerra, che urtava in Francia lo spirito militaresco, indignava lo spirito democratico. Era una campagna d'asservimento; in essa scopo del soldato francese, figlio della democrazia, era la conquista d'un giogo per gli altri, lurido controsenso.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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