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      Ancora un po' e le dirà vostra maestà, come alla duchessa di Berry! C'è buon senso? È dunque pazzo, quel vecchio misterioso?»
      «E perché? È naturalissimo» ribatteva Thénardier. «Se ci si diverte! A te piace che la piccola lavori, a lui che giochi: è nel suo diritto. Quando un viaggiatore paga, fa quello che vuole. Se questo vecchio è un filantropo, che cosa te ne importa? E se è uno stupido, non ti riguarda: di che t'interessi, dal momento che ha quattrini?»
      Linguaggio da padrone e ragionamento da albergatore che, né l'uno né l'altro, ammetteva replica.
      Colui aveva appoggiato i gomiti sulla tavola, riprendendo il suo atteggiamento di meditazione. Tutti gli altri viaggiatori, merciai e carrettieri, s'eran scostati un poco e non cantavan più; l'osservavano a distanza, con una specie di rispettoso timore. Quell'individuo poveramente vestito, che levava di tasca le ruote posteriori con tanta facilità e prodigava bambole gigantesche alle cenciosette in zoccoli, era certo un personaggio magnifico e temibile.
      Trascorsero parecchie ore. La messa di mezzanotte era finita, la cena notturna era finita, i bevitori se n'erano andati, la taverna era chiusa e il fuoco spento, ma il viaggiatore era sempre allo stesso posto e nella stessa posizione. Di tanto in tanto cambiava il gomito sul quale s'appoggiava ed era tutto; ma non aveva più detto una parola, da quando Cosette se n'era andata.
      Soltanto i Thénardier, per convenienza e curiosità, erano rimasti in sala. «Vuol forse passare la notte così?» brontolava la Thénardier.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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