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      «Per me sarebbe andata ugualmente bene la stalla,» disse l'uomo.
      Thénardier non parve avesse sentito quella riflessione poco gentile e accese due candele di cera nuovissime, sul camino: un bel fuocherello ardeva sul focolare.
      Su quel camino, sotto una campana di vetro, si vedeva un cappello da donna, di fili d'argento e fiori d'arancio.
      «E questo, che cos'è?» riprese il forestiero.
      «Signore,» disse Thénardier «è il cappello nuziale di mia moglie.»
      Il viaggiatore guardò l'oggetto con uno sguardo che sembrava dicesse: «V'è dunque stato un momento in cui quel mostro era una vergine!»
      D'altra parte, Thénardier mentiva. Quando aveva preso in affitto quella bicocca per farne una taverna, aveva trovato quella camera così addobbata, aveva comperato i mobili e rilevato quei fiori d'arancio, pensando che avrebbe diffuso un'ombra di grazia sulla «sua consorte» e ne sarebbe derivata per la sua ditta quella che gli inglesi chiamano la rispettabilità.
      Quando il viaggiatore si voltò l'oste era scomparso. S'era eclissato discretamente, senza osare augurare la buona notte, non volendo trattare con una cordialità poco rispettosa un uomo ch'egli si proponeva di scorticare regolarmente, la mattina dopo.
      Il locandiere si ritirò nella propria stanza. La moglie era coricata, ma non dormiva; e quando intese il passo del marito, gli disse:
      «Sai? Domani scaravento fuor dalla porta Cosette
      Il Thénardier rispose freddamente:
      «Come fai presto, tu!»
      Non parlarono oltre e poco dopo la loro candela era spenta.
      Da parte sua, il viaggiatore aveva posato in un angolo il bastone e il pacchetto e, dopo che l'oste era uscito, s'era seduto sopra una poltrona, restando per qualche tempo pensieroso.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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