E, ritenendo che fosse il momento di camminar diritto e presto, fece come i grandi capitani in quell'istante decisivo ch'essi soli sanno riconoscere: smascherò le sue batterie.
«Signore,» disse «ho bisogno di millecinquecento franchi.»
Il forestiero levò dalla tasca laterale un vecchio portafogli di cuoio nero, l'aperse e ne cavò tre biglietti di banca, che depose sul tavolo; poi appoggiò il suo grosso pollice su quei biglietti e disse al taverniere:
«Fate venire Cosette.»
Mentre questo accadeva, che cosa faceva Cosette?
Cosette, svegliatasi, era corsa al suo zoccolo e v'aveva trovato la moneta d'oro. Non era un napoleone, ma uno di quei nuovissimi pezzi da venti franchi della restaurazione, sulla effige dei quali il codino alla prussiana aveva sostituito la corona d'alloro. Cosette ne fu abbagliata, il suo destino incominciava ad inebbriarla. Non sapeva che cosa fosse una moneta d'oro, poiché non ne aveva mai vedute e se la nascose in tasca come se l'avesse rubata, presto presto; però, intuiva che essa era proprio sua e indovinava di dove provenisse quel dono, provandone una specie di gioia mista a paura. Era contenta ed ancor più stupefatta. Quelle cose tanto magnifiche e tanto graziose non le parevan reali; la bambola le faceva paura e la moneta d'oro, anche; e tremava vagamente davanti a quelle magnificenze. Solo il forestiero non le faceva paura, anzi la rassicurava. Dalla vigilia in poi, attraverso i suoi stupori e il suo sonno, andava pensando nella sua piccola mente infantile a quell'uomo, che aveva l'aspetto d'un vecchio povero e triste e ch'era tanto ricco e tanto buono; da quando aveva incontrato quel bravo uomo nel bosco, tutto era come cambiato per lei.
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Cosette Cosette
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