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      Cosette, meno fortunata dell'infima rondine del cielo, non aveva mai saputo che cosa volesse dire rifugiarsi nell'ombra della madre o sotto un'ala. Da cinque anni a quella parte, vale a dire fin dove potevan giungere i suoi ricordi, la povera piccina fremeva e tremava: era stata sempre nuda sotto la tramontana della disgrazia. Ma ora le pareva d'essere vestita. Un tempo la sua anima aveva freddo, ed ora aveva caldo. Non aveva più tanta paura della Thénardier; non era più sola, v'era con lei qualcuno.
      S'era messa alla svelta al lavoro di tutte le mattine; ma quel luigi che aveva indosso, in quello stesso taschino del grembiule dal quale, il giorno prima, era caduta la moneta da quindici soldi, la distraeva un pochino. Non osava toccarlo, ma passava interi minuti a contemplarlo (diciamolo, poiché è così) tirando fuori la lingua. Mentre andava scopando la scala, si fermava e rimaneva immobile, dimenticando la scopa e tutto l'universo, intenta a contemplare quella stella che le scintillava in fondo alla tasca.
      La Thénardier la raggiunse durante una di queste contemplazioni. Era andata a prenderla, per ordine del marito; ma, cosa inaudita, non le diede nemmeno uno schiaffo, né le rivolse la minima ingiuria.
      «Cosette,» le disse, quasi dolcemente «vieni subito.»
      Un istante dopo, Cosette entrava nella sala a terreno. Il forestiero prese il pacchetto che aveva portato seco e lo slegò: conteneva una sottoveste di lana, un grembiule, un giubbettino di fustagno, una sottana e un fazzoletto da collo, oltre a un paio di calze di lana e un paio di scarpe: insomma, il completo vestiario per una bambina di otto anni.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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