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      Il pianterreno del numero 50-52, una specie di sottotetto cadente, serviva di rimessa ad alcuni ortolani e non aveva alcuna comunicazione col primo piano, essendone separato dall'impiantito che non aveva né botola né scale e ch'era come il diaframma della catapecchia. Il primo piano comprendeva, come abbiam detto, parecchie camere e qualche solaio, uno solo dei quali era occupato da una vecchia che teneva in ordine la stanza di Jean Valjean: tutto il resto era disabitato.
      Era stata per l'appunto quella vecchia, che si fregiava del nome di principale inquilina ed era in realtà incaricata delle funzioni di portinaia, che gli aveva affittato quell'alloggio, il giorno di Natale. Egli s'era fatto passare presso di lei come un benestante mandato in rovina dai buoni di Spagna e che sarebbe venuto a dimorarvi colla nipotina; aveva pagato sei mesi anticipati, incaricando la vecchia d'ammobiliare l'alloggio nel modo che abbiam veduto; ed era stata quella buona vecchia ad accendere la stufa e a preparare tutto, la sera del loro arrivo.
      Le settimane si succedettero. Quei due esseri conducevano in quella squallida topaia un'esistenza felice.
      Fin dall'alba Cosette rideva, cinguettava e cantava: i bimbi hanno il loro canto mattutino, come gli uccelli. Capitava tal volta che Valjean le prendesse la manina rossa e screpolata dai geloni e gliela baciasse; la povera bimba, avvezza ad essere picchiata, non capiva che cosa volesse significare quella cosa, e se ne andava, tutta vergognosa. Di tanto in tanto si faceva seria ed osservava la sua vesticciuola nera: non era più in cenci, ma era in lutto; era uscita dalla miseria ed entrava nella vita.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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