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      Era appena trascorso mezzo minuto, e già egli era in ginocchio sul muro.
      Cosette l'osservava con stupore, senza dire una parola. La raccomandazione di Valjean e il nome della Thénardier l'avevano impietrita. Ad un tratto, sentì la voce di Jean Valjean, la quale le gridava, pur restando bassa:
      «Appoggiati al muro.»
      Ella ubbidì.
      «Non dire una parola e non aver paura,» riprese Valjean.
      Ed ella si sentì sollevare da terra; prima che avesse avuto il tempo di raccapezzarsi, era in cima al muro.
      Valjean l'afferrò, se la mise sulla schiena, prendendole ambo le manine nella sua mano sinistra, si coricò bocconi e strisciò lungo il muro, fino al punto in cui esso formava l'angolo rientrante. Come aveva immaginato, colà sorgeva una costruzione, il tetto della quale partiva dall'alto del gran portone di legno e scendeva vicinissimo a terra, secondo un piano dolcemente inclinato, sfiorando il tiglio; questa circostanza era particolarmente fortunata, in quanto il muro era assai più alto da quella parte che dalla parte della via, tanto che Valjean scorgeva sotto di sé il terreno a grande profondità.
      Era appena giunto al piano inclinato del tetto e non aveva ancora abbandonato la cresta del muro, quando un violento fracasso annunciò l'arrivo della pattuglia. Si sentì la voce tonante di Javert:
      «Frugate nel vicolo! La via del Muro Dritto è custodita e il viottolo Picpus pure: sono certo che è nel vicolo!»
      I soldati si precipitarono nel vicolo.
      Jean Valjean si lasciò scivolare lungo il tetto, sempre sorreggendo Cosette; raggiunse il tiglio e balzò a terra.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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