Pagina (616/1886)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Una di quelle facciate proiettava sull'altra la sua ombra, che ricadeva nel giardino come un enorme lenzuolo nero.
      Non si scorgeva alcuna altra casa e il fondo del giardino si perdeva nella nebbia e nell'oscurità; pure, vi si distinguevano confusamente altri muri che s'intersecavano, come se al di là vi fossero altri luoghi coltivati, ed i bassi tetti della via Polonceau.
      Non si poteva immaginare nulla di più selvatico e di più solitario di quel giardino. Non v'era nessuno, cosa naturale a quell'ora; ma non pareva che quel sito fosse fatto perché qualcuno vi passeggiasse, neppure in pieno meriggio.
      La prima cura di Jean Valjean era stata di ritrovare le scarpe e ricalzarle, poi d'entrare nel ripostiglio, con Cosette: chi fugge non crede mai d'essere abbastanza nascosto. La bimba, che pensava sempre alla Thénardier, condivideva l'istinto di lui, di rannicchiarsi quant'era possibile; tremava e gli si stringeva contro. Si sentiva il rumore tumultuoso della pattuglia che perquisiva il vicolo e la via, oltre a quello dei calci dei fucili, dei richiami di Javert alle spie da lui messe in agguato e delle sue imprecazioni, frammiste a parole che non si distinguevano.
      In capo a un quarto d'ora, parve che quella specie di brontolìo temporalesco incominciasse ad allontanarsi. Valjean non fiatava e aveva dolcemente posato una mano sulla bocca di Cosette.
      Del resto, la solitudine in cui si trovava era così stranamente calma, che quell'orribile fracasso, tanto furioso e vicino, non vi gettava neppur l'ombra d'un turbamento; sembrava che quei muri fossero costruiti con le pietre sorde di cui parla la Scrittura.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





Polonceau Jean Valjean Cosette Thénardier Javert Cosette Scrittura