Pagina (617/1886)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      All'improvviso, in mezzo a quella calma profonda, s'elevò un nuovo suono: celeste, divino e ineffabile, altrettanto incantevole, quanto l'altro era orribile. Era un inno che usciva dalle tenebre, uno sbocciare di preghiera e d'armonia nell'oscuro e pauroso silenzio della notte; eran voci di donna, composte ad un tempo del puro accento delle vergini e dell'accento ingenuo dei bimbi, quelle voci che non sono della terra e assomigliano a quella che i neonati sentono ancora e i moribondi sentono già. Quel canto veniva dal tetro edificio che dominava il giardino. Nel momento in cui s'allontanava il tumulto dei demonî, lo si sarebbe detto un coro d'angeli, che s'avvicinasse nell'ombra.
      Cosette e Jean Valjean caddero ginocchioni. Non sapevano di che si trattasse, né dove fossero, ma sentivano entrambi, l'uomo e la bimba, il penitente e l'innocente, che bisognava inginocchiarsi.
      Quelle voci avevan questo di strano, che non toglievano che l'edificio paresse deserto. Era come un canto soprannaturale in una casa disabitata.
      Mentre quelle voci cantavano, Valjean non pensava più a nulla; non vedeva più le tenebre, ma un cielo azzurro e gli pareva di sentirsi aprire quelle ali che ognuno di noi ha dentro di sé. Quando il canto si spense, Valjean non avrebbe potuto dire se fosse durato a lungo: poiché le ore dell'estasi non son mai altro che un minuto.
      Tutto era ricaduto nel silenzio: più niente nella via, più niente nel giardino. Ciò che minacciava era scomparso, al pari di ciò che rassicurava.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





Jean Valjean Valjean Valjean