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      La luce veniva da una lanterna accesa in un angolo. Quella sala era deserta e nulla si moveva in essa; a forza di guardare, egli credette di vedere in terra, sul pavimento, qualche cosa che sembrava coperta da un lenzuolo somigliante ad una forma umana. Quella cosa era distesa bocconi, la faccia contro la pietra, le braccia in croce, nell'immobilità della morte. Si sarebbe detto, una specie di serpente che s'allungava sul pavimento, che quella forma sinistra avesse la corda al collo.
      L'intera sala era immersa in quella nebbia dei locali male illuminati, che accresce l'orrore.
      Jean Valjean ebbe a dire spesse volte, in seguito, che, per quanti spettacoli funebri avessero attraversato la sua vita, non aveva mai visto nulla di più agghiacciante e di più terribile di quell'enigmatica figura, intraveduta nelle tenebre e che adempiva in quel tetro luogo non so quale ignoto mistero. Era spaventoso supporre che quella cosa poteva, forse, essere morta; ancora più spaventoso pensare che, forse, era viva.
      Ebbe il coraggio d'appoggiare la fronte contro la vetriata e di spiare se quella si movesse; ma ebbe un bel restare là per un tempo che gli parve lunghissimo, poiché la forma distesa non fece alcun movimento. All'improvviso, si sentì preso da un inesprimibile spavento e fuggì mettendosi a correre verso la tettoia che serviva da ripostiglio, senza osare voltarsi; gli pareva che se avesse voltato il capo, avrebbe visto la figura camminare dietro di lui a grandi passi, agitando le braccia. Giunse anelante alla rovina; gli si piegavan sotto le ginocchia e il sudore gli scorreva lungo le reni.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





Valjean