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      Quel rumore era nel giardino e lo si sentiva distintamente, sebbene debolmente; somigliava alla vaga musichetta che producono i campani delle mandrie, di notte, nei pascoli.
      Quel rumore fece voltare Jean Valjean che, guardando, vide che c'era qualcuno nel giardino.
      Un essere che rassomigliava ad un uomo camminava in mezzo alle campane di vetro della poponaia, alzandosi e fermandosi con gesti regolari, come trascinasse o stendesse qualche cosa per terra; pareva che zoppicasse.
      Valjean trasalì, con quel tremito continuo dei disgraziati, ai quali tutto è ostile, tutto è sospetto, e che diffidano del giorno, perché aiuta a vederli, e della notte, perché aiuta a sorprenderli. Se un momento prima aveva avuto un fremito, perché il giardino era deserto, ora fremeva perché v'era qualcuno.
      E ricadde dai chimerici terrori ai terrori reali. Si disse che forse Javert e le sue spie non erano partiti, che certo avevan lasciato nella via qualcuno in osservazione e che, se quell'uomo l'avesse scorto nel giardino, avrebbe gridato al ladro e l'avrebbe consegnato agli agenti. Prese dolcemente fra le braccia Cosette addormentata e la portò dietro un mucchio di vecchi mobili fuori uso, nell'angolo più lontano del ripostiglio: Cosette non si mosse.
      Di là osservò i gesti dell'essere della poponaia. Cosa bizzarra, il suono del campanello seguiva tutti i movimenti di quell'uomo; quando l'uomo s'avvicinava, il rumore s'avvicinava, quando s'allontanava, s'allontanava pure il rumore; se faceva qualche gesto precipitoso, esso era accompagnato da un tremolio, e quando si fermava, il rumore cessava.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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