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      Dopo qualche minuto, una voce vi chiamava dal di là delle imposte: «Eccomi. Che volete da me?»
      Era una voce amata, talvolta adorata. Non si vedeva nessuno e a stento si sentiva il lieve rumore d'un respiro; pareva che vi chiamasse attraverso il muro della tomba.
      In certe condizioni determinate, assai rare, la stretta lista d'una delle imposte si apriva dirimpetto a voi e l'evocazione diveniva apparizione. Dietro la grata e dietro l'imposta si scorgeva, nei limiti concessi dalla grata, una testa, di cui si vedevan solo la bocca e il mento, mentre il resto era coperto da un velo nero; s'intravedeva un soggolo nero e una forma appena appena distinta, coperta da un sudario nero. Quella testa vi parlava, ma non vi guardava affatto e non vi sorrideva mai: la luce proveniente dalla porta dietro di voi era disposta in modo che voi la vedevate bianca ed essa vi vedeva nero. Quella luce era un simbolo.
      Pure, l'occhio si tuffava avidamente, attraverso l'apertura coś praticata, in quel luogo chiuso a tutti gli sguardi. Un profondo vuoto avvolgeva quell'ombra vestita a lutto e gli occhi vi frugavano cercando quasi subito di discernere quanto circondava quell'apparizione; ma, quasi subito, ci si accorgeva di non scorger nulla. Si vedeva soltanto oscurità, vuoto, tenebre, nebbia invernale, vapore di tomba; era una sorta di spaventosa pace, un silenzio nel quale non si udiva nemmeno un sospiro, un'ombra in cui non si distingueva nemmeno un fantasma. Quello che si vedeva, era l'interno d'un chiostro; l'interno di quella casa tetra e severa che si chiamava il convento delle bernardine dell'Adorazione Perpetua.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





Adorazione Perpetua