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      Quand'è possibile vederle, si vede solo la loro bocca. Hanno tutte i denti gialli, perché nel convento non è mai entrato uno spazzolino da denti: pulirsi i denti, significa essere in cima ad una scala, in fondo alla quale v'è la perdizione dell'anima.
      Non dicono mai, di nessuna cosa, mia o mio: non posseggono nulla e non debbono essere affezionate a nulla. Di qualunque cosa, dicono nostra o nostro; così, il nostro velo, il nostro rosario; se parlassero della loro camicia, direbbero la nostra camicia. Se talvolta s'affezionano a qualche oggettino, un libro di preghiere, una reliquia o una medaglia benedetta, debbono subito regalarlo, ricordando così la frase di Santa Teresa ad una grande signora la quale, nel momento d'entrare nel suo ordine, diceva: Permettete, madre mia, che mandi a prendere una santa bibbia alla quale sono molto affezionata. «Ah! Siete affezionata a qualche cosa? In tal caso, non entrate nella nostra famiglia.»
      È proibito a chicchessia d'appartarsi in luogo chiuso, d'avere una stanza propria, una camera; esse vivono nelle celle aperte. Quando s'avvicinano, una dice: «Sia lodato e adorato il Santissimo Sacramento dell'altare!» e l'altra risponde: «Sempre sia.» La stessa cerimonia ha luogo quando una di esse bussa alla porta dell'altra: la porta è stata appena toccata, che dall'altra parte si sente una voce dolce, che dice precipitosamente: sempre sia. Come tutte le pratiche, essa diventa macchinale con l'abitudine ed una dice talvolta: Sempre sia! ancor prima che l'altra abbia avuto il tempo di dire, cosa piuttosto lunghetta, del resto: «Sia lodato e adorato il Santissimo Sacramento dell'altare!


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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