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      L'angolo dei Grilli era vicino alla cucina ed apprezzatissimo, perché meno freddo che altrove. Dal refettorio i nomignoli erano passati al collegio e servivano a distinguervi le allieve, come le quattro nazioni all'antico collegio Mazzarino; ogni allieva apparteneva ad una di codeste quattro nazioni, secondo l'angolo del refettorio in cui sedeva alle ore dei pasti. Un giorno, il signor arcivescovo, facendo la visita pastorale, vide entrare nella classe in cui si trovava una graziosa bimba tutta vermiglia, con meravigliosi capelli biondi, e chiese ad un'altra collegiale, una bella bruna dalle gote colorite, che gli stava vicino:
      «Chi è, quella bambina?»
      «È un ragno, monsignore.»
      «O bella! E quell'altra?»
      «È un grillo.»
      «E quella laggiù?»
      «Un bruco.»
      «Davvero? E voi?»
      «Sono un millepiedi, monsignore.»
      Ogni casa del genere ha la sua particolarità. Sul principio di questo secolo Écouen era uno di quei luoghi graziosi e severi in cui cresce, in un'ombra quasi augusta, l'infanzia delle fanciulle; là, fra quelle che prendevano posto nella processione del Santo Sacramento, si distinguevano le vergini e le fioraie. V'eran pure «i baldacchini» e «gli incensieri», le prime reggevano i cordoni del baldacchino, le altre incensavano il Santo Sacramento. I fiori toccavano di diritto alle fioraie. Quattro «vergini» camminavano in testa. La mattina di quella gran giornata, non era raro sentir chiedere nel dormitorio:
      «Chi è vergine?»
      La signora Campan citava questa frase d'una «piccola» di sette anni ad una «grande» di sedici, che camminava in testa alla processione, mentre la piccola rimaneva in coda: «Tu sei vergine, tu; io non lo sono.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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