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      Il convento si componeva di parecchi edifizî e d'un giardino. L'edificio principale, nel suo complesso, era una sovrapposizione di costruzioni ibride che, vedute a volo d'uccello, disegnavano con sufficiente esattezza una forca posata sul suolo. Il braccio maggiore della forca occupava tutto il tronco della via del Muro Dritto, compreso fra il vicolo Picpus e la via Polonceau; il braccio minore era una facciata alta, grigia e severa, tutta ad inferriate, che dava sul vicolo Picpus, e il portone del numero 62 ne segnava l'estremità. Verso il mezzo di quella facciata, la polvere e il terriccio coprivano una vecchia porticina ad arco, sulla quale i ragni intessevano la loro tela, e che s'apriva solo un'ora o due alla domenica, oppure nelle rare occasioni in cui il feretro d'una suora usciva dal convento. Era l'ingresso pubblico della chiesa. L'angolo della forca era una sala quadrata che serviva di dispensa e che le suore chiamavano la credenza. Nel braccio maggiore si trovavano le celle delle madri e delle suore, ed il noviziato; nel minore, le cucine, il refettorio, col chiostro annesso, e la chiesa. Fra la porta del numero 62 e l'angolo della viuzza Aumarais si trovava il collegio, invisibile dall'esterno; il resto del trapezio formava il giardino, molto più basso del livello della via Polonceau, così che i muri eran assai più alti all'interno che all'esterno. Il giardino, leggermente convesso, aveva nel mezzo, sulla sommità d'un rialzo, un bell'abete aguzzo e conico, dal quale si dipartivano, come dall'umbone puntuto d'uno scudo, quattro grandi viali e, disposti a due a due fra le biforcazioni dei grandi, otto vialetti; di modo che, se il recinto fosse stato circolare, il piano geometrico dei viali sarebbe sembrato una croce posta sopra una ruota.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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