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      Codesto infinito non risveglia forse in noi l'idea d'essenza, laddove non possiamo attribuire a noi se non l'idea d'esistenza? In altre parole, non è adesso l'assoluto, di cui noi siamo il relativo?
      E mentre v'è un infinito fuori di noi, non v'è un infinito in noi? Questi due infiniti (quale spaventoso plurale) non si sovrappongono forse l'uno all'altro? Non è il secondo infinito, per così dire, soggiacente al primo? Non è lo specchio, il riflesso e l'eco di esso, abisso concentrico ad un altro abisso? E quel secondo infinito, è esso pure intelligente? Pensa, ama, vuole? Ma se i due principî sono intelligenti, ognun d'essi ha un principio volente e v'è un io nell'infinito di lassù, come un io nell'infinito di quaggiù. L'io di quaggiù, è l'anima; l'io di lassù, è Dio.
      Mettere, per mezzo del pensiero, l'infinito di quaggiù in contatto coll'infinito di lassù, è quello che si chiama pregare.
      Non togliamo nulla allo spirito umano. Sopprimere è male; bisogna riformare e trasformare. Talune facoltà dell'uomo sono volte verso l'Ignoto: il pensiero, la meditazione, la preghiera. L'Ignoto è un oceano. Che cos'è la coscienza? È la bussola dell'Ignoto. Il pensiero, la meditazione e la preghiera sono grandi raggi misteriosi; rispettiamoli. Dove vanno, queste misteriose irradiazioni dell'anima? Verso l'ombra, ossia verso la luce.
      La grandezza della democrazia sta nel non negare e non rinnegare nulla dell'umanità. Vicino al diritto dell'Uomo, o almeno a fianco, v'è il diritto dell'Anima.
      Schiacciare i fanatismi e venerare l'infinito, ecco la legge.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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