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      Sarebbe come dire: siete suo nonno?»
      «Sì.»
      «Per lei sarà facile, uscir di qui. Io ho la mia porta di servizio, che dà sul cortile; picchio e il portiere m'apre. Ho la gerla in spalla, colla piccina dentro, ed esco. Che papà Fauchelevent esca colla gerla in spalla, è una cosa semplicissima. Direte alla piccina di star quieta quieta; le metterò sopra una coperta. L'affiderò per il tempo necessario ad una mia buona vecchia amica, una fruttivendola, che sta in via del Sentiero: è sorda e ha un lettino. Griderò nell'orecchio alla fruttivendola che è una mia nipote e di tenerla con sé fino a domani: poi la piccina rientrerà con voi, poiché vi farò rientrare, è necessario. Ma voi, come farete per uscire?»
      Jean Valjean scosse il capo.
      «Che nessuno mi veda; la questione sta tutta qui, papà Fauchelevent. Trovate il modo di farmi uscire come Cosette, in una gerla e sotto una coperta.»
      Fauchelevent si grattava il lobo dell'orecchio col dito medio della sinistra, indizio di serio imbarazzo. Una terza scampanellata produsse una diversione.
      «Ecco che il medico dei morti se ne va,» disse Fauchelevent. «Ha guardato ed ha detto: 'Benissimo, è morta.' Quando il dottore ha vistato il passaporto per il paradiso, le pompe funebri mandano una bara; se è una madre, la seppelliscono le madri, se è una suora, la seppelliscono le suore. Dopo di che, io inchiodo. Fa parte del giardinaggio; infatti, un giardiniere è sempre un po' affossatore. La mettono in una sala a terreno della chiesa, che comunica colla via e nella quale nessun uomo può entrare, eccetto il medico, perché fra gli uomini non conto né i becchini né me; e in quella sala inchiodo la bara.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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