Che sappiamo, noi, di queste cose? Chi potesse vedere, sarebbe indignato di scorgere in qual modo ci trattano: non abbiamo neppure il diritto di dar la nostra polvere a Gesù Cristo! La vostra igiene è un'invenzione rivoluzionaria. Dio sottoposto al commissario di polizia: ecco il secolo. Silenzio, Fauvent.»
      Fauchelevent, sotto quella doccia, non si sentiva troppo a suo agio. La superiora continuò:
      «Il diritto del monastero alla sepoltura non è messo in dubbio da nessuno: rimangono a negarlo solo i fanatici e gli eretici. Viviamo in tempi di confusione terribile, in cui s'ignora quel che bisogna sapere e si sa quel che bisogna ignorare; si è ignoranti ed empi. Vi sono in quest'epoca taluni che non fanno distinzione fra il grandissimo santo Bernardo e il Bernardo, detto dei Poveri Cattolici, un buon ecclesiastico che visse nel tredicesimo secolo. Altri bestemmiano al punto di riaccostare il patibolo di Luigi XVI alla croce di Gesù Cristo, laddove Luigi XVI era soltanto un re. Stiamo attenti a Dio! Non v'è più né il giusto né l'ingiusto. Si conosce il nome di Voltaire e si ignora il nome di Cesare di Bus; eppure Cesare di Bus è un beato e Voltaire è un disgraziato. L'ultimo arcivescovo, il cardinale di Périgord, non sapeva neppure che Carlo di Gondren è successo a Bérulle, e Francesco Bourgoin a Gondren, e Gianfrancesco Senault a Bourgoin e il padre di Santa Marta a Gianfrancesco Senault. Si conosce il nome del padre Coton, non già perché fu uno dei tre che portarono alla fondazione dell'Oratorio, ma perché fornì argomento di bestemmia al re ugonotto Enrico IV. Quel che rende san Francesco di Sales piacevole ai secolari è il fatto ch'egli barava al gioco.