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      «Reverenda madre, sono io che inchiodo la bara nella sala a terreno della chiesa, e nessuno, all'infuori di me, può entrarvi: coprirò la bara col lenzuolo funebre.»
      «Sta bene; ma i portatori nel metterla sul carro e nel calarla nella fossa, sentiranno bene che non v'è nulla dentro.»
      «Oh, dia...!» esclamò Fauchelevent.
      La superiora incominciò un segno di croce e guardò fisso il giardiniere, al quale rimase nella strozza il volo. Ed egli s'affrettò ad improvvisare un espediente, per far dimenticare la bestemmia.
      «Madre reverenda, metterò la terra nella bara: farà l'effetto di qualcuno.»
      «Avete ragione: la terra è la stessa materia dell'uomo. Dunque, accomoderete la bara vuota?»
      «Me ne incarico io.»
      Il volto della superiora, scuro e torbido fino allora, si rasserenò. Ella gli fece il cenno dei superiori che licenziano l'inferiore e Fauchelevent si diresse verso la porta; mentre stava per uscire, la superiora alzò dolcemente la voce:
      «Sono contenta di voi, papà Fauvent. Domani, dopo il seppellimento, conducetemi vostro fratello e ditegli che porti seco sua nipote.»
      IV • IN CUI JEAN VALJAN HA TUTTA L'ARIA D'AVER LETTO AUSTIN CASTILLEJOI passi dello zoppo sono come le occhiate del guercio: non fanno presto a giungere al segno. Inoltre, Fauchelevent era perplesso, perciò impiegò quasi un quarto d'ora a tornare nella baracca del giardino. Cosette s'era svegliata e Valjean l'aveva fatta sedere vicino al fuoco; nel momento in cui Fauchelevent entrò, Valjean stava mostrandole la gerla del giardiniere, appesa al muro, dicendole:


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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