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      «Bisogna mangiare e perciò ho accettato la successione di papà Mestienne; ma quando si sono fatte quasi tutte le classi di studio, si è filosofi. Al lavoro della mano aggiungo il lavoro del braccio. Ho la mia botteguccia da scrivano al mercato della via di Sèvres; lo conoscete? il mercato dei Parapioggia. Tutte le cuoche della Croce Rossa si rivolgono a me ed io butto giù le loro dichiarazioni ai fantaccini: al mattino scrivo biglietti dolci e alla sera scavo le fosse. Così è la vita, campagnuolo.»
      Il carro avanzava, e Fauchelevent, al colmo dell'inquietudine, guardava intorno a sé, da ogni parte. Grosse lagrime di sudore gli cadevano dalla fronte.
      «Pure,» continuò l'affossatore, «non si possono servire due padroni: bisogna che scelga fra la penna e la vanga. La vanga mi rovina la mano.»
      Il carro si fermò. Il chierichetto scese dalla vettura parata, poi scese il prete.
      Una delle piccole ruote anteriori del carro funebre saliva un poco sopra un mucchio di terra, al di là del quale si vedeva una fossa aperta.
      «Che farsa!» ripeté Fauchelevent, costernato.
      VI • FRA QUATTRO TAVOLEChi era nella bara? Lo sappiamo: Jean Valjean, il quale s'era accomodato in modo da viver là dentro e quasi respirava.
      È strano fino a qual punto la sicurezza della coscienza dia la sicurezza del resto. Tutta la combinazione premeditata da Valjean si andava svolgendo, e bene, fin dalla vigilia: egli contava, come Fauchelevent, su papà Mestienne e non dubitava della fine, mai era stato in una più critica situazione, mai aveva provato una calma più completa.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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