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      La paura è muta; e del resto, nessuno custodisce un segreto al pari d'un fanciullo.
      Solo, quando, dopo quelle tristi ventiquattr'ore, aveva riveduto Jean Valjean, ella aveva emesso un tal grido di gioia, che se una persona riflessiva l'avesse inteso, avrebbe indovinato in quel grido l'uscita da un abisso.
      Fauchelevent era del convento e sapeva la parola d'ordine: tutte le porte s'aprirono e così fu risolto il duplice e spaventoso problema d'uscire e d'entrare.
      Il portiere, che aveva avuto istruzioni, aperse la porticina di servizio che metteva in comunicazione il cortile col giardino e che, vent'anni or sono, era ancor visibile dalla strada, nel muro di fondo del cortile, dirimpetto al portone. Egli li introdusse tutti e tre da quella porta e, di là, essi raggiunsero quel parlatorio interno riservato, dove Fauchelevent, il giorno prima, aveva preso gli ordini dalla superiora.
      La superiora, col rosario in mano, li attendeva; una madre vocale, col velo abbassato, le stava vicino, in piedi. Una candela discreta illuminava, o meglio, faceva finta d'illuminare il parlatorio.
      La superiora passò in rivista Jean Valjean. Non v'è nulla che esamini meglio d'un occhio basso.
      Poi chiese:
      «Siete voi il fratello?»
      «Sì, reverenda madre,» rispose Fauchelevent.
      «Come vi chiamate?»
      Fauchelevent rispose:
      «Ultimo Fauchelevent
      Aveva avuto, infatti, un fratello di nome Ultimo, ch'era morto.
      «Di che paese siete?»
      Fauchelevent rispose:
      «Di Picquigny, presso Amiens
      «Che età avete?»
      Fauchelevent rispose:
      «Cinquant'anni.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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