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      IX • CLAUSURACosette, in convento, continuò a tacere.
      Ella, cosa affatto naturale, si credeva figlia di Jean Valjean. Del resto, non sapendo niente, non poteva dir niente né, in ogni caso, avrebbe detto qualcosa; come già abbiam fatto notare, non v'è nulla più della disgrazia che avvezzi i fanciulli al silenzio. Cosette aveva tanto sofferto, che temeva tutto, perfino di parlare, perfino di respirare: quante volte una sola parola aveva fatto cader su lei la valanga! Incominciava appena a rassicurarsi da quando si trovava con Valjean, e s'avvezzò abbastanza presto alla vita del convento. Solo, rimpiangeva Caterina, ma non osava dirlo; però, una volta, disse a Valjean: «Se l'avessi saputo, papà, l'avrei portata con me.»
      Cosette, diventando allieva del collegio, dovette indossare l'abito delle collegiali; ma Jean Valjean ottenne che gli venissero riconsegnati gli indumenti da lei smessi, quel vestito di lutto, cioè, ch'egli le aveva fatto indossare quando avevan lasciato la taverna Thénardier. Non era ancora molto logoro; e Valjean rinchiuse quel corredino, colle calze di lana e le scarpe, con molta canfora e molti di quegli aromi di cui abbondano i conventi, in una valigetta che trovò il modo di procurarsi; poi mise quella valigia sopra una sedia, vicino al suo letto, tenendone sempre la chiave indosso. «Papà,» gli chiese un giorno Cosette, «che cos'è questa scatola, che ha un così buon odore?»
      Papà Fauchelevent, oltre a quella gloria di cui abbiam fatto cenno e ch'egli ignorò, fu ricompensato della sua buona azione.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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