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      Prima di tutto, ne fu felice; poi, ebbe molto meno da fare, essendo il lavoro ripartito; finalmente, poiché gli piaceva molto il tabacco, trovò nella presenza di Madeleine il vantaggio di poter fiutar tabacco in misura tripla del passato e in un modo infinitamente più voluttuoso, dato che glielo pagava Madeleine.
      Le suore non adottarono affatto quel nome d'Ultimo e chiamarono Jean Valjean l'altro Fauvent. Certo, se quelle sante religiose avessero avuto qualche cosa dello sguardo di Javert, avrebbero finito col notare che, quando v'era da fare qualche corsa al difuori, per la manutenzione del giardino, era sempre il maggiore dei Fauchelevent, il vecchio, l'infermo, lo storpio, che usciva, mai l'altro; ma, sia che gli occhi sempre fissi su Dio non sappiano spiare, sia ch'esse fossero, preferibilmente, occupate a spiarsi fra loro, non vi fecero affatto attenzione.
      Del resto, ben ne incolse a Jean Valjean di starsene quatto e non muoversi, poiché Javert tenne d'occhio il quartiere per un buon mese.
      Quel convento era per Jean Valjean come un'isola circondata da gorghi; quei quattro muri eran per lui il mondo, ormai. Vedeva da essi il cielo, quanto gli bastava per esser sereno, e Cosette, quanto gli bastava per esser felice.
      Ricominciò per lui una vita dolcissima. Abitava col vecchio Fauchelevent nella baracca in fondo al giardino: quella bicocca, costruita con materiali di scarto e che esisteva ancora nel 1845, era composta, come è noto, di tre camere, affatto disadorne, dalle pareti nude.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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