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      Nelle ore di ricreazione, Jean Valjean guardava da lontano Cosette giocare e correre e distingueva la sua risata dalle altre. Poiché ora Cosette rideva, e il suo viso ne era perfino cambiato, fino ad un certo punto.
      Ne era sparita la tetraggine. Il riso è il sole, che scaccia l'inverno dal volto umano.
      Cosette, sempre poco bella, diveniva del resto graziosissima e diceva tante cose ragionevoli colla sua dolce voce infantile.
      Finita la ricreazione, quando Cosette rientrava, Valjean guardava le finestre della sua classe e di notte s'alzava per guardare le finestre del dormitorio di lei.
      Del resto, Dio ha le sue vie. Il convento contribuì, come Cosette, a mantenere e a completare in Valjean l'opera del vescovo. È certo che uno dei lati della virtù fa capo all'orgoglio e che vi è in esso un ponte, costruito dal diavolo; forse, a sua insaputa, Jean Valjean era piuttosto vicino a quel lato e a quel ponte, quando la provvidenza lo gettò nel convento del Piccolo Picpus. Fino a che s'era confrontato solo col vescovo, s'era trovato indegno ed era stato umile; ma da qualche tempo aveva incominciato a confrontarsi cogli uomini, e l'orgoglio andava nascendo. Chissà? Avrebbe forse finito col tornare adagio adagio all'odio.
      Il convento l'arrestò su questo pendìo. Era il secondo luogo di cattività ch'egli vedeva. Nella sua gioventù, in quel ch'era stato per lui il principio della vita, e più tardi, ancor di recente, ne aveva visto un altro, un luogo spaventoso, un luogo terribile, i rigori del quale gli eran sempre sembrati l'iniquità della giustizia e il delitto della legge.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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