Pagina (755/1886)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Da una parte la peste morale, guardata a vista, tenuta sotto il tiro del cannone, e che divora lentamente i suoi appestati; dall'altra un casto incendio di tutte le anime nello stesso focolare. Colà le tenebre e costà l'ombra; ma un'ombra piena di bagliori, e bagliori pieni di raggi.
      Due luoghi di schiavitù; ma, nel primo, la liberazione possibile, un limite legale sempre intravisto, eppoi, l'evasione. Nel secondo, la perpetuità e, per sola speranza, alla lontana estremità dell'avvenire, quel bagliore di libertà che gli uomini chiamano morte.
      Nel primo si era incatenati solo dalle catene; nel secondo, si era incatenati dalla propria fede.
      Che cosa si sprigionava dal primo? Un'immensa maledizione e stridor di denti e odio e disperata malvagità e un grido di rabbia contro la società umana e un sarcasmo al cielo. Che cosa usciva dal secondo? La benedizione e l'amore.
      E in quei due luoghi così simili e così diversi, quelle due specie di esseri tanto differenti compivan lo stesso lavoro: l'espiazione. Ora, Jean Valjean comprendeva bene l'espiazione dei primi, l'espiazione personale, l'espiazione per se stessi; ma non comprendeva quella delle altre, di quelle creature senza macchia e senza rimprovero, e si domandava con un tremito: «Espiazione di che? Quale espiazione?».
      E una voce rispondeva nella sua coscienza: «La più divina delle generosità umane, l'espiazione per gli altri.»
      Qui, ogni teoria personale è esclusa; noi siamo solo narratori e ci mettiamo sotto il punto di vista di Valjean, traducendo le sue impressioni.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





Jean Valjean Valjean