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      E poi pensava ch'eran due case di Dio che l'avevan raccolto successivamente nei due istanti critici della sua vita; la prima, quando tutte le porte si chiudevano e la società umana lo respingeva, la seconda, nel momento in cui la società umana gli si rimetteva alle calcagna e la galera si riapriva. E pensava che senza la prima sarebbe ricaduto nel delitto e senza la seconda, nel supplizio.
      Tutto il cuore gli si struggeva di riconoscenza ed egli amava sempre più.
      Così passarono parecchi anni. Cosette cresceva.
      PARTE TERZAMARIO
      LIBRO PRIMOPARIGI STUDIATA NEL SUO ATOMO
      I • «PARVULUS»
      Parigi ha un bimbo e il bosco ha un uccello: l'uccello si chiama il passero e il bimbo si chiama il birichino.
      Accoppiate codeste due idee che contengono, l'una tutta la fornace, l'altra tutta l'aurora e fate cozzare fra loro codeste due scintille, Parigi e l'infanzia; ne scaturirà un esserino. Homuncio, direbbe Plauto.
      Quell'esserino è giocondo. Non mangia tutti i giorni e va a teatro, se gli garba, ogni sera. Non ha la camicia indosso, non ha scarpe ai piedi né un tetto sul capo, è come le mosche del cielo, che non hanno nulla di tutto ciò. Ha da sette a tredici anni, vive in gruppi, va a zonzo, dimora all'aria aperta, porta un vecchio paio di calzoni di papà, che gli scendono sotto i talloni, un vecchio cappello di qualche altro papà, che gli ricopre le orecchie, una sola bretella di stoffa gialla, corre, spia, cerca, perde il tempo, fuma la pipa come un turco, bestemmia come un dannato, frequenta la taverna, è amico dei ladri, dà del tu alle sgualdrine, parla in gergo, canta canzoni oscene e non ha nulla di cattivo nel cuore.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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