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      Questo pigmeo, impastato alla peggio colla grossolana terra comune, ignorante, illetterato, rissoso, volgare e plebeo, sarà un ionico o un beota? Aspettate. Currit rota; lo spirito di Parigi, demone che crea i fanciulli del caso e gli uomini del destino, all'opposto del vasaio latino, fa della brocca un'anfora.
      V • LE SUE FRONTIEREIl birichino ama la città, ed anche la solitudine ché in lui c'è qualche cosa del saggio. Urbis amator, come Fusco; ruris amator, come Flacco.
      Errare, pensando, vagabondare, è un buon impiego di tempo per il filosofo, e in particolar modo in quella specie di campagna un po' bastarda, piuttosto brutta, ma bizzarra e composta di due nature, che circonda certe grandi città e specialmente Parigi. Osservare la zona rurale significa osservare l'anfibio: fine degli alberi e principio dei tetti, fine dell'erba e principio del selciato, fine dei solchi e principio delle botteghe, fine delle carreggiate e principio delle passioni, fine del mormorìo divino e principio del rumore umano; da ciò, un interesse straordinario, dal quale traggono origine, in quei luoghi poco attraenti e contrassegnati per sempre dal passante coll'epiteto triste, le passeggiate, in apparenza senza scopo, del sognatore.
      Chi scrive queste righe è stato per molto tempo solito a vagabondare per le barriere di Parigi, il che è per lui una sorgente di ricordi profondi. Quei magri praticelli, quei sentieri pietrosi, quella creta, quei calcari, quelle pietre da calce, quelle aspre monotonie dei terreni incolti e dei pascoli, i vivai di piante primaticce degli ortolani, scorti all'improvviso in uno sfondo, quel miscuglio di selvatico e di borghese, quegli ampi recessi deserti nei quali i tamburi della guarnigione s'esercitano fragorosamente e fanno una specie di balbettìo della battaglia, quei luoghi che sono tebaidi, di giorno, e covi di grassatori, di notte, il mulino sgangherato che gira al vento, le ruote d'estrazione delle cave, le osterie all'angolo dei cimiteri, il fascino misterioso dei grandi muri cupi che tagliano nettamente gli immensi terreni incolti, inondati dal sole e pieni di farfalle, tutto ciò l'attirava.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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