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      Nella birichineria non si conosce Voltaire, ma si conosce Papavoine; si uniscono nella stessa leggenda «i politici» e gli assassini; si conserva la tradizione dell'ultimo vestito di tutti e si sa che Tolleron aveva un berretto da fuochista, Avril un berretto di lontra, Louvel un cappello a staio, si sa che il vecchio Delaport era calvo e a caposcoperto, che Castaig era roseo e grazioso, che Bories aveva una barbetta romantica, che Jean Martin aveva conservato le bretelle, che Lecouffé e sua madre litigavano: Non disputatevi dunque il vostro paniere! gridò loro un birichino. Un altro, per veder passare Debacker, troppo piccino tra la folla, adocchia il lampione del lungo Senna e vi s'arrampica; un gendarme di guardia corruga la fronte. «Lasciatemi salire, signor gendarme,» dice il birichino. E per intenerire l'autorità soggiunge: «Non cadrò.» «M'importa poco che tu cada,» rispose il gendarme.
      Nella birichineria, un accidente memorabile è tenuto in gran pregio: si giunge all'apice della considerazione se capita di tagliarsi assai profondamente, «fino all'osso». Né il pugno è mediocre elemento di rispetto: una delle cose che il birichino dice più volentieri è: Sono molto forte, sai? Esser mancino vi rende assai invidiato, e guardar losco è cosa apprezzata.
      VIII • IN CUI SI LEGGERÀ UNA FRASE SPIRITOSA DELL'ULTIMO RED'estate, si metamorfosa in rana, e di sera, sul far della notte, davanti ai ponti d'Austerlitz e di Iena, dall'alto dei convogli di carbone e delle barche delle lavandaie, si precipita a capofitto nella Senna e in tutte le infrazioni possibili alle leggi del pudore e della polizia.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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