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      Il signor Gillenormand, ch'era vivo come non si può esserlo di più nel 1831, era uno di quegli uomini curiosi a vedersi, unicamente per il fatto che sono vissuti a lungo, e strani, perché un tempo sono stati somiglianti a tutti ed ora non somigliano più a nessuno. Era un vecchio originale, e davvero l'uomo d'un'altra età, il vero borghese completo e un po' altero del secolo decimottavo, che portava la sua buona e vecchia borghesia coll'aria con cui i marchesi portavano il loro marchesato. Aveva passato i novant'anni e camminava diritto, parlava ad alta voce, ci vedeva benissimo, beveva forte, mangiava, dormiva e russava; aveva i trentadue denti intatti e metteva gli occhiali solo per leggere. Era di temperamento galante, ma diceva che da una decina d'anni aveva decisamente e completamente rinunciato alle donne. «Non potevo più piacere», diceva; ma non aggiungeva: «Son troppo vecchio,» sebbene: «Sono troppo povero.» E completava: «Se non fossi povero, eh, eh!...» Gli restava infatti soltanto una rendita di circa quindicimila franchi: ed il suo sogno era di fare un'eredità e aver centomila franchi di rendita per aver delle amanti. Come si vede, non apparteneva a quella cagionevole categoria d'ottuagenari che, al pari di Voltaire, sono stati moribondi per tutta la vita; non era una longevità da vaso incrinato. Quel vecchio gagliardo era sempre stato bene. Era superficiale, pronto, facile al corruccio; entrava in collera in ogni occasione, il più delle volte a dispetto del vero. Quando lo contraddicevano, alzava il bastone: batteva i servitori, come nel gran secolo.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





Gillenormand Voltaire