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      Era triste d'una tristezza oscura della quale non avrebbe saputo dire il perché. V'era in tutta la sua persona lo stupore d'una vita finita, che non è incominciata.
      Amministrava la casa paterna. Gillenormand aveva presso di sé la figlia, come monsignor Bienvenu aveva la sorella; queste convivenze d'un vecchio e d'una zitellona non sono rare ed hanno l'aspetto sempre commovente di due debolezze, che si appoggiano l'una sull'altra.
      V'era inoltre in casa, fra quella zitellona e quel vecchio fanciullo, un ragazzetto sempre tremante e muto davanti a Gillenormand. Questi non parlava mai a quel fanciullo che con voce severa e, talvolta, col bastone alzato: «Quì, signore! Avvicinatevi, cialtrone, monellaccio! Rispondete, furfante! Fate che vi veda, mascalzone!» E l'idolatrava.
      Era suo nipote. Ritroveremo quel fanciullo.
      LIBRO TERZONONNO E NIPOTE
      I • UN ANTICO SALOTTOAllorché Gillenormand abitava in via Servandoni, frequentava parecchi salotti assai scelti e nobilissimi. Sebbene borghese, Gillenormand era ricevuto; siccome aveva una duplice quantità di spirito, ossia quello che aveva e quello che gli veniva attribuito, era perfin ricercato e gli si faceva festa. Non andava in alcun luogo se non a condizione di dominarvi. Vi sono persone che vogliono ad ogni costo essere influenti e tener occupata di sé la gente e, laddove non possono esser oracoli, si fanno buffoni; ma Gillenormand non era di codesta natura. Il dominare nei salotti realisti che frequentava non costava nulla al rispetto dovuto a se stesso; era oracolo dappertutto egli capitava di tener testa al Bonald e perfino a Bengy-Puy-Vallée.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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