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      Non si è un secolo impunemente, e gli anni finiscono per foggiare intorno al capo una venerabile scapigliatura.
      Aveva inoltre quelle frasi che sono proprio la scintilla della vecchia roccia. Così, quando il re di Prussia, dopo aver restaurato Luigi XVIII, venne a fargli visita sotto il nome di conte di Ruppin, fu ricevuto dal discendente di Luigi XIV quasi, come se fosse il marchese del Brandeburgo e colla più delicata impertinenza. Gillenormand approvò: Tutti i re all'infuori di quello di Francia, disse, sono provinciali. Un giorno vennero fatte alla sua presenza questa domanda e questa risposta: «Dunque, a che cosa è stato condannato il redattore del Corriere francese? «Ad essere sospeso.» «Sarebbe meglio appeso,» osservò Gillenormand. Simili parole bastavano a creare una posizione.
      A un Te Deum anniversario del ritorno dei Borboni, vedendo passare il signor Talleyrand, egli disse: Ecco sua eccellenza il Male.
      Gillenormand, di solito, era accompagnato dalla figlia, quella lunga signorina che aveva allora passato i quarant'anni e ne dimostrava cinquanta, e da un bel bimbo di sette anni bianco e rosso, fresco, cogli occhi felici e fidenti, che non appariva mai in quel salotto senza sentir tutte le voci mormorargli intorno: «Com'è grazioso! Che peccato! Povero bimbo!» Quel bimbo era lo stesso di cui abbiamo fatto cenno poco prima; lo chiamavano Povero bimbo, perché aveva per padre «un brigante della Loira.» Quel brigante della Loira era quel genero di Gillenormand di cui è già stato parlato e che Gillenormand qualificava la vergogna della sua famiglia.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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