Del resto, siccome in questo secolo bisogna che la rivoluzione sia dappertutto, quel salotto feudale, come abbiam detto, era dominato da un borghese: vi regnava Gillenormand.
      Là trovavansi l'essenza e la quintessenza della società parigina bianca. Le fame eran tenute in quarantena, poiché nella fama v'è sempre un po' d'anarchia; se Châteaubriand vi fosse entrato, avrebbe fatto l'effetto del padre Duchene. Però, alcuni avversari riconciliati penetravano, per tolleranza, in quella società ortodossa, e il conte Beugnot vi veniva ricevuto, a patto che s'emendasse.
      I salotti «nobili» d'oggidì non somigliano più a quelli. Il sobborgo Saint Germain, ai nostri giorni, puzza d'eresia; i realisti del presente, sia detto a loro lode, sono demagoghi.
      In casa della signora di T... la società era superiore ed i gusti squisiti ed alteri, sotto una grande apparenza di cortesia. Le abitudini vi comportavano ogni sorta di raffinatezze involontarie, ch'erano l'antico regime in persona, sepolto, ma vivo. Talune di quelle abitudini, soprattutto nel linguaggio, sembravan bizzarre; conoscitori superficiali avrebbero preso per provinciale quel che era solo vetusto. Una signora veniva chiamata la signora generalessa e non era del tutto inusitato l'appellativo di signora colonnella. La graziosa signora di Léon, senza dubbio in ricordo delle signore di Longueville e di Chevreuse, preferiva quest'appellativo al suo titolo di principessa, ed anche la marchesa di Créquy s'era chiamata la signora colonnella.
      Fu quella piccola alta società che inventò alle Tuileries la raffinatezza di dir sempre, parlando al re nell'intimità, il re in terza persona e mai vostra maestà, codest'ultima qualifica essendo stata insozzata dall'usurpatore.