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      Non sapeva dove fosse e indietreggiava, accecato dalla luce; a poco a poco, passato lo stupore, s'avvezzò a splendori, osservò le azioni senza vertigine, esaminò i personaggi senza terrore; la rivoluzione e l'impero si misero luminosamente in prospettiva davanti al suo sguardo intento ed egli vide ciascuno di quei due gruppi d'eventi e d'uomini riassumersi in due fatti enormi: la repubblica, nella sovranità del diritto civico restituita alle masse, l'impero, nella sovranità dell'idea francese, imposta all'Europa. Vide uscire dalla rivoluzione la grande figura del popolo e dall'impero la grande figura della Francia; e dichiarò a se stesso, nella sua coscienza, che tutto questo era stato un bene.
      Quel che il suo abbaglio trascurasse, in quel primo apprezzamento troppo sintetico, non crediamo necessario indicare qui. Noi analizziamo il progresso compiuto da una mente; ora, i progressi non si compiono in una sola tappa. Detto questo, una volta per tutte, per quel che precede come per quello che seguirà, continuiamo.
      S'accorse allora che fino a quel momento non aveva capito il suo paese, più di quanto non avesse capito suo padre. Non aveva conosciuto né l'uno né l'altro per una specie di volontaria oscurità sugli occhi. Ora vedeva; e da un lato ammirava, come dall'altro adorava.
      Pieno di rimpianti e di rimorsi, pensava con disperazione che tutto quel che aveva nell'anima poteva ormai dirlo solo ad una tomba. Oh! Se suo padre fosse esistito, se l'avesse avuto ancora, se Dio, nella sua compassione e nella sua bontà, avesse permesso che quel padre fosse ancor vivo, come sarebbe corso, come si sarebbe precipitato, come avrebbe gridato al babbo: «Papà! Eccomi!


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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