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      Al pari di taluni giovani del principio di questo secolo e della fine del secolo scorso, che sono stati presto illustri, aveva una giovinezza eccessiva, fresca come quella delle fanciulle, sebbene avesse le sue ore di pallore. Già uomo, sembrava ancora fanciullo; i suoi ventidue anni parevano diciassette. Serio, pareva ignorasse l'esistenza sulla terra d'un essere che si chiamava la donna. Aveva solo una passione, il diritto, ed un pensiero, rovesciare l'ostacolo; sul monte Aventino, sarebbe stato Gracco, nella Convenzione, Saint-Just. Vedeva a pena le rose, ignorava la primavera e non sentiva il canto degli uccelli; il petto nudo d'Evadne non l'avrebbe più commosso d'Aristogitone; per lui, come per Armodio, i fiori eran buoni soltanto per nascondervi la spada. Era severo nelle allegrezze. Davanti a tutto ciò che non era la repubblica, chinava castamente lo sguardo: era l'amante marmoreo della Libertà. La sua parola fieramente ispirata vibrava come un inno, con inattesi voli. Disgraziato l'amorazzo che si fosse arrischiato ad avvicinarglisi! Se qualche sartina di piazza Cambrai o di via San Giovanni di Beauvais, vedendo quella figurina di ragazzo scappato da scuola, quel portamento da paggio, le lunghe ciglia bionde, gli occhi celesti, la capigliatura al vento, quelle guance rosee, le labbra fresche e quei denti bellissimi, avesse provato il desiderio di quella aurora e cercato di far prove della sua beltà su Enjolras, uno sguardo stupito e terribile le avrebbe bruscamente mostrato l'abisso e insegnato a non confondere col galante cherubino di Beaumarchais il tremendo cherubino d'Ezechiele.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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